Un ber gusto romano
Tutta la nostra gran zodisfazzione
de noantri quann’èrimo regazzi
era a le case nove e a li palazzi
de sporcajje li muri cor carbone.
Cqua ddiseggnàmio o zziffere o ppupazzi,
o er nodo de Cordiano e Ssalamone:
llà nnummeri e ggiucate d’astrazzione,
o pparolacce, o ffiche uperte e ccazzi.
Oppuro co un bastone, o un zasso, o un chiodo,
fàmio a l’arricciatura quarche sseggno,
fonno in maggnèra c’arrivassi ar zodo.
Quelle sò bbell’età, pper dio de leggno!
Sibbè cc’adesso puro me la godo,
e ssi cc’è mmuro bbianco io je lo sfreggno.
G.G. Belli 22 giugno 1834
Oltre allo sfregio le scritte sui muri erano anche slogan politici
come testimonia Stendhal nelle ultime righe del suo libro
"Passeggiate Romane":
21 Aprile 1829
Domani con gran rimpianto, lasceremo Roma. Andremo a
Venezia:
questa estate passeremo quindici giorni ai bagni di Lucca
e un mese a quelli deliziosi della Battaglia, vicino Padova.
Solo in questi luoghi così piacevoli gli italiani dimenticano
la loro paura ed il loro odio. La nomina del cardinale Albani
(Pio VII) comincia a produrre le prime conseguenze.
Questa mattina in venti luoghi di Roma, fin sulla porta del
palazzo di Montecavallo (il Quirinale) ove risiede il papa,
sono state trovate delle scritte tracciate col gesso,
a lettere enormi:
Siam servi sì, ma servi ognor frementi
Vittorio Alfieri